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L’UE aumenta le tutele. Perché l’e-commerce quando arriva, arriva

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Immancabili a Natale, arrivano le previsioni sullo shopping online. L’e-commerce cresce a livello internazionale, europeo, italiano. Eurostat riporta una quota di fatturato online del 17% per le imprese UE nel 2014, +5% rispetto al 2008. Le imprese sono state più attive negli acquisti tramite canali digitali (40%) che nelle vendite (19%), mentre ancora poco sfruttata è la possibilità di proporre prodotti al di fuori del territorio di appartenenza (solo l’8% delle imprese ha venduto in un altro Stato membro e il 5% in Paesi terzi).

Pagamenti elettroniciL’Italia è più o meno in media per imprese acquirenti (38% del totale), mentre fatica sulle vendite, solo il 10% sfrutta il canale online raggiungendo solo il 9% di quota di fatturato generato dall’e-commerce.

I margini di miglioramento sono evidentemente alti e l’Unione Europea, coerentemente alla strategia del mercato unico digitale, non smette di lavorare per avvicinare imprese – PMI in particolare – e consumatori alle piattaforme di commercio online. Una fiducia che deve crescere lavorando sulla cultura e sulle garanzie di sicurezza e rispetto dei diritti di tutti gli attori coinvolti.

Pochi giorni fa la il Parlamento europeo ha annunciato il raggiungimento di una “pietra miliare” in tema di cyber security avendo raggiunto un accordo (ancora da formalizzare ufficialmente) per misure comuni volte a proteggere e monitorare le infrastrutture critiche. Una presa di coscienza e responsabilità che, in ogni Paese, riguarderà non solo gli operatori che offrono servizi di energia e trasporto, ma anche banche, sanità, servizi finanziari e grandi operatori web ed e-commerce come Amazon, Google ed eBay.

Una maggiore cooperazione è ciò che il Parlamento richiede a tutti i suoi membri per garantire un mercato digitale solido e con prospettive di crescita nel tempo. Uniformità di azione e di verifica della solidità dei sistemi rispetto agli attacchi informatici è ciò che si richiede, ogni eventuale serio security breaches andrà riferito alle pubbliche autorità. Per assicurare un alto livello di sicurezza in tutta Europa e sviluppare fiducia tra gli stati membri la bozza di regole prevede un gruppo di cooperazione strategica per condividere informazioni e best practices, sviluppare linee guida e supportare gli Stati nella capacità di costruire un’efficace cybersecurity.

Inoltre un network di Computer Security Incidents Response Teams (CSIRTs) sarà istituito in ogni Stato membro per gestire gli incidenti di sicurezza transfrontalieri e individuare risposte coordinate.

Quale impatto ha sull’e-commerce?

Come sottolinea l’indagine Netcomm il fatto che l’e-commerce sia sempre più sicuro, attento alla protezione dei dati personali e dei pagamenti dal punto di vista tecnologico e normativo, contribuisce non poco alla crescita del settore. I dati prevedono circa 9 milioni di italiani impegnati nello shopping natalizio sul web, +22% rispetto allo stesso periodo del 2014. Gli ultimi due mesi del 2015 dovrebbero totalizzare una spesa di circa 3,5 miliardi di euro, + 16% rispetto al 2014.

Stimolare questo andamento migliorando l’accesso ai beni e servizi online è uno dei pilastri della Strategia per il mercato unico digitale. Secondo i dati UE il potenziale del commercio elettronico rimane ancora inutilizzato sia per le imprese che per i consumatori europei.

  • È solo il 12% dei venditori al dettaglio UE a vendere online a consumatori di altri paesi dell’UE. Tre volte più numerosi (37%) coloro che operano nel proprio paese
  • Allo stesso modo solo il 15% dei consumatori acquista online da un altro Stato membro dell’UE mentre è il 44% a fare shopping online nel proprio paese.

Garanzie e-commerceLa Commissione ha appena adottato due proposte che riguardano l’e-commerce da vicino. La prima riguarda i contenuti digitali la seconda la vendita di beni. Entrambe puntano soprattutto sui problemi che ostacolano il commercio elettronico transfrontaliero. Primo fra tutti un diritto contrattuale frammentario che comporta alti costi per le imprese, sfiducia e titubanza tra i consumatori.

Le aziende sostengono ora un costo di 9.000 euro, una tantum, per adeguarsi al diritto contrattuale nazionale di ogni nuovo Stato membro in cui scelgono di vendere beni e servizi online. Le nuove norme, valide in tutta l’Unione, consentirebbero un risparmio fino a 243.000 euro per impresa in caso volesse operare in tutti gli altri 27 paesi dell’UE. Sicuramente uno stimolo efficace all’internazionalizzazione.

Eliminando quindi gli ostacoli in materia di diritto contrattuale oltre 122mila imprese UE potrebbero iniziare a rivolgersi a consumatori di altri Stati membri, un mercato che potrebbe raggiungere i 70 milioni di potenziali acquirenti. Una possibilità valida soprattutto per le PMI che potrebbero giovarsi, stando alle previsioni, dell’aumento dei consumi pari a 18 miliardi di euro (2,7 miliardi in Italia) e della crescita del PIL UE stimato in 4 miliardi di euro (484 milioni di euro in Italia) in più rispetto al livello attuale.

Le tutele previste

Inversione dell’onere della prova. Ad oggi, se un consumatore italiano scopre ad un venditore di sostituire o riparare un prodotto acquistato online più di 6 mesi prima, può essere tenuto a dimostrare che il difetto esisteva al momento della consegna. Le nuove proposte invece prevedono una garanzia totale per tutti i due anni previsti, senza dover dimostrare che il difetto esisteva al momento della consegna.

Rispetto ai contenuti digitali, diritti chiari e specifici. Attualmente chi scarica un gioco che non funziona può ricevere, come risarcimento, solo uno sconto per scaricare altri giochi in futuro. La nuova proposta prevede che si possa chiedere la risoluzione dei problemi e, qualora non sia possibile, ottenere una riduzione del prezzo o risolvere il contratto ed essere rimborsati integralmente.

In Italia la garanzia di due anni sarà estesa anche agli articoli di seconda mano acquistati online. Attualmente i propri diritti possono essere invece esercitati, per questa tipologia di beni, solo per un anno. I consumatori nostrani potranno infine esercitare diritto di recesso dai contratti a lungo termine o da quelli modificati in modo sostanziale dai fornitori.

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